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Il battesimo - L'arrivo ad Aosta

In queste due settimane ho preso qualche notizia da alcuni amici che hanno fatto l'AUC, ma non ad Aosta e questo lo scoprirò (tutt'altra vita), mi sono tosato i capelli (anche se non è mai abbastanza) e ho fatto una festa di addio alla vita civile con gli amici.
Ma è arrivato il 10 aprile del 1994, verso sera prendo il treno a Portogruaro. All'alba arrivo a Chivasso, qui ci sono molti altri ragazzi come me. Tutti aspettano la littorina per Aosta. Iniziammo a conoscerci, ci attendevano cinque mesi di vita assieme. Sui nostri volti si vedeva il dubbio su cosa ci sarebbe aspettato.
Il nostro trenino parte e si addentra nella Valle costeggiando la Dora, il paesaggio è stupendo, le montagne sono le più alte d'europa.
Ad un certo punto il treno si ferma, siamo ad Aosta. Qui finisce il nostro viaggio... e inizia la tortura della SMAlp. Un cambiamento netto e deciso che ha lasciato noi allievi storditi per mesi: con la paura di tutto e di tutti per ogni cosa che si faceva e si chiedeva per paura di sbagliare.
Poggiato il primo piede sul suolo valdostano fummo subito raggiunti da un urlo imbestialito (ci saremmo dovuti convivere per 5 mesi). Era il Sottotenente Treppo: "voi non siete qui in vacanza o in campeggio, qui si corre..." con quei venti chili di borsone come si fa a correre, o a saltare su su un camion (presto avremmo imparato a farlo). Mi domando anche cosa avrà pensato la gente che non era lì per il corso AUC, poi col tempo capii che la gente del luogo sapeva cosa voleva dire fare l'AUC alla Smalp.

Stazione Aosta

Ecco il primo luogo che abbiamo visto di Aosta, la stazione Ferroviaria.

Il cancello della caserma Salimmo sui camion, ci sarebbe successo poche altre volte di essere portati in camion perchè l'Alpino va a piedi. Non fu un viaggio lungo, ma in quel breve tratto di strada ogniuno di noi si chiese dentro di se a cosa sarebbe andato in contro. Giunto davanti ad un cancello grigio si fermò, un lampeggiante giallo segnalava l'apertura di quel cancello e il nostro addio alla vita civile. Credo che più di qualcuno ebbe la sensazione di entrare in un carcere e di entrare in una situazione irreale dalle quale non saremmo usciti per molto tempo.
Quello era il cancello della Cesare Battisti la nostra casa per i prossimi cinque mesi.
Scesi dai camion, sempre di corsa, fummo inquadrati per file di dieci e assegnati ad un sottotenente istruttore. Sempre comandati con urli e improperi di ogni tipo e di grande fantasia.
Inizio la corsa per il ritiro del vestiario, per l'assegnazione al plotone, per il ritiro del casermaggio e chi più ne ha più ne metta. Sempre di corsa ed inseguiti da urla feroci ci spostammo nella caserma Ramirez, che si trova al di là della strada. Qui entrammo in un'aula dove ci attendava il nostro Capitano.
Il temuto Capitano Ceragno.
Qui compilammo un questionario che chiedeva le attività sportive praticate, gli studi compiuti e le varie attitudini ed esperienze che dovevano servire per capire le nostre caratteristiche. Riconsegnammo il modulo in tempo zero e poi il capitano, in base alle indicazioni del questionario ci consegnò uno alla volta un foglietto, come quello che vedete qui sotto, forse ve lo ricordate.

Il foglio di assegnazione

Da quel giorno fummo Alpieri, Fucilieri, Fucilieri BAR, Mortaisti, Trasmettitori, Armi di sostegno e Contro Carri. E quando un nostro superiore ci avrebbe chiamato avremmo dovuto rispondere, o meglio, urlare: Allievo Ufficiale Alessandro Zardo 2° Compagnia 4° Plotone Mortaista.

In quella giornata ricevemmo una miriade di input, sembrava una giornata di 48 ore concentrata in una da 24. Imparammo che in ogni area all'aperto bisognava correre, altrimenti in agguato c'era una punizione. Fu una giornata traumatica.



 

Stemma 2° compagnia

Ex Allievi Ufficiali del 155° corso - Scuola Militare Alpina di Aosta
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