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Armi - FAL BM 59

Paracadutista armato con FAL BM-59 La Beretta fornì sul BM-59 un libretto dettagliato e bene illustrato, lungo 23 pagine e pubblicato il 15 ottobre 1959. In quattro lingue (italiano, inglese, francese e tedesco), il documento era classificato "Riservato", con l'annotazione "Contenente informazioni su materiale riguardante la Difesa nazionale e progettato dalla Beretta". Le prime cinque pagine contenevano una trattazione storico-politica e si aprivano con una frase del generale Douglas MacArthur: "Nuove condizioni richiedono nuovi metodi e immaginazione. Le guerre non si vincono mai con il passato". Il documento riflette le tese condizioni politiche dell'epoca della Guerra Fredda.
Dopo che fu fondata l'Alleanza Atlantica e garantita inizialmente la sicurezza della Europa Occidentale, i passi seguenti furono l'incremento quantitativo e qualitativo degli armamenti e l'organizzazione della produzione e dei centri di ricerca per mantenere in piedi un efficiente sistema difensivo.
Benchè si mirasse a sfruttare le capacità di produzione e il talento inventivo degli europei, all'inizio si rese necessario che fossero gli USA a fornire i primi armamenti alle forze Nato. Poi si cominciarono a fondare le basi produttive dell'Europa. Il ruolo più importante toccò alla Beretta, che fabbricò l'arma principale delle forze terrestri, il fucile di fanteria. La fabbrica d'armi da fuoco italiana fu scelta per produrre la massa dei fucili (ricambi compresi), occorrenti alle divisioni di fanteria della Nato: oltre 100.000 semiautomatici Garand M1 calibro 30-06 vennero sfornati in due anni. La qualità delle armi prodotte e dei ricambi destinati a riparare i Garand originali americani fu testimoniata da diverse nazioni Nato che impiegarono quei fucili nella guerra di Corea.

FAL BM-59 In seguito si manifestarono tre nuovi e importanti requisiti operativo-militari: primo, l'adozione di una nuova cartuccia d'ordinanza comune a tutta l'Alleanza, la munizione calibro 7,62 mm Nato, il cui proiettile, nonostante fosse spinto dalla minor carica di un bossolo più corto, compiva una traiettoria più tesa di quella percorsa dall'ingombrante 30-06 con i conseguenti vantaggi logistici, pur conservandone le altre caratteristiche balistiche; secondo, l'aumento della potenza di fuoco, fornendo a tutta la fanteria la possibilità di sparare a raffica e quindi di disporre di caricatori a maggior capacità; terzo, la diminuzione del peso totale dell'arma.
Apparve subito necessario progettare e produrre un fucile automatico completamente nuovo, cosa che portò all'obsolescenza del Garand M1, nonostante questo fosse relativamente recente ed efficace. Come risultato due diversi nuovi progetti in calibro 7,62 Nato sono entrati in produzione per alcune nazioni dell'Alleanza. Uno è il FAL (Fusil Automatique Leger), progettato per la FN di Herstal (Belgio) tra il 1948 e il '54 da Dieudonne Saive e adottato da Belgio, Gran Bretagna, Germania, Olanda, Israele, Argentina e altre 69 nazioni (nella terminologia militare italiana la sigla "FAL" si applica anche al BM-59). L'altro è il CETME-Heckler & Koch, che ex dipendenti della Mauser derivarono dal fucile d'assalto modello 1945 e svilupparono in Spagna, Olanda e Germania nel 1950-60; oltre che da queste tre nazioni l'arma e stata adottata da Portogallo, Norvegia, Danimarca, Turchia e Italia (solo per tiratori scelti). Benchè queste due armi risolvano le principali esigenze operative, costituiscono un notevole aggravio economico e impongono nuovi corsi d'addestramento sia per i fucilieri, sia per i tecnici. La Beretta tuttavia, grazie alla sua profonda conoscenza del disegno del Garand e della sua fabbricazione, nonchè delle sue potenziali capacità ancora sfruttabili, ha scelto una strada diversa. Oltre a condurre un programma di ricerca e sviluppo per progettare un nuovo fucile con tiro a raffica, la Beretta ha deciso di accertare per prima cosa l'esistenza o meno di vantaggi nascosti nel meccanismo di base del Garand.

Paracadutista in puntamento con un FAL BM-59 Dopo due anni di ricerche su varie modifiche del meccanismo del Garand, in parallelo alla sperimentazione e allo sviluppo di due nuovi progetti ben riusciti, la Beretta concluse che, aggiungendo pochi cambiamenti di macchinari a quelli impiegati per produrre il Garand, si poteva far fronte a tutte le specifiche della Nato a una frazione dei costi comportati da un modello di progettazione interamente nuova.
Una volta completato in modo soddisfacente nel marzo di quest'anno il programma di progettazione e collaudo del BM-59, una prima serie delle trasformazioni e stata sottoposta a lunghi collaudi dalle Forze Armate italiane nel poligono sperimentale di Santa Severa, in provincia di Roma. Quando i rapporti sui risultati sono stati consegnati ai funzionari della Nato, lo SHAPE (Il Comando Supremo delle Potenze Alleate in Europa, allora di stanza a Parigi) ha chiesto un'altra serie di collaudi operativi. Tutte le autorità militari della Nato sono state invitate ad assistere al programma finale di prove di tiro condotto il 23-24 giugno nello Stabilimento Sviluppo Armamenti di Satory, presso Versailles. Dopo il successo di questi collaudi, lo SHAPE ha raccomandato che tutti gli eserciti della Nato dotati di Garand prendessero in considerazione la trasformazione di questi fucili nei più efficaci BM-59.
In aggiunta a questa raccomandazione lo SHAPE ha insistito perchè venga portato a termine il programma di ricerca e sviluppo del più avanzato BM-59. Il BM-60 è stato oggetto di una semplice modifica mirante a fornire il fuoco automatico pur mantenendo la precisione finora conseguita col tiro a colpo singolo.
Caratterizzato dal caricatore estraibile da 20 colpi e dal lungo compensatore trivalente, il BM-59 (Beretta Modello 1959) e un'abile rivitalizzazione del Garand ideata da una squadra di tecnici diretta prima da Domenico Salza e poi da Vittorio Valle. Il BM-59, venduto alle Forze Armate italiane, nonchè ad Algeria, Argentina, Etiopia, Indonesia, Libia, Nigeria e Somalia, e stato largamente impiegato nelle guerricciole del Terzo Mondo e nelle operazioni di pace. Nigeria e Indonesia ne hanno acquistato la licenza di produzione.

CARATTERISTICHE FAL BM-59

TIPO : Fucile automatico leggero
CALIBRO : 7,62x51 mm
PESO : 4,4 Kg (a vuoto)
LUNGHEZZA : 1095 mm
Con calciolo ripiegato 840 mm
LUNGHEZZA CANNA : 491 mm
CARICATORE : Da 20 colpi
CELERITA' DI TIRO TEORICA : 750 colpi/min
Velocità pallottola 820 m/s

Fal BM 59 TA

In dotazione agli alpini dagli anni sessanta, è rimasto in servizio fino agli anni novanta, degno sostituto del Garand.
Anno di inizio produzione: 1959.
Esemplari prodotti fino al 1969: oltre 120.000.
Calibro: 7,62 Nato.
Alimentazione: caricatore ad astuccio estraibile, da 20 colpi.
Lunghezza canna: 49 cm.
Lunghezza totale: 111 cm (con baionetta USM1: 125 cm).
Lunghezza a calcio ripiegato: 85,5 cm.
Peso: 4,4 kg.
Peso in assetto di guerra: 5,625 kg.
Rigatura: a quattro righe, destrorsa, passo di 12 pollici (un giro in 304,8 mm).
Organi di mira: come nel Garand
Caratteristiche: meccanica in parte derivata da quella del Garand M1, modificata per utilizzare la nuova cartuccia Nato calibro 7,62, per sparare sia a colpo singolo, sia a raffica e per l'impiego di caricatori estraibili. L'arma e dotata di bipiede, per dare stabilità nel tiro automatico.
Scatto: 3,45 kg (massimo). Canna modificata, con "tricompensatore" (compensatore trivalente): di rinculo-impennamento, rompifiamma e tromboncino lanciabombe controcarro Mecar o Beretta (alzo sino a 100 m). E' presente uno speciale mirino per lanciare le bombe, che viene ripiegato sopra la canna quando non in uso. Grilletto invernale per impiego con guanti. Facilità di smontaggio in tre subcomponenti: calcio, gruppo canna-fusto, gruppo scatto.
Intervallo scatto-sparo: come nel Garand.
Tiro utile massimo: 50 m, con tiro a raffica dal fianco; 300 m, con tiro mirato e a colpo singolo; 400 m col tiro mirato a raffica e l'arma appoggiata mediante il bipiede.
Gittata massima (teorica): 3.100 m.



 

Stemma 2° compagnia

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