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I racconti: di Vertuan

I guasconi del 2°

Se c'è una cosa che non si può dire del 2° plotone del 155°, è che abbia mai avuto mezze misure. In ogni occasione, era in grado di distinguersi, sia nel bene che, talvolta (ahimè), nel male.
Sempre pronto a seguire il comandante Colombo, del quale aveva un grande e ricambiato rispetto, il gruppo era quello, almeno tra i fucilieri, più eterogeneo in termini di età, e si collocava ad uguale distanza tra il 1° plotone (notoriamente più giovane) e quello del 3° BAR di Carbonatti. Ma "quelli" del 2° erano anche i più guasconi della compagnia, primi in vetta ed a combinare guai. E di entrambe le situazioni abbiamo avuto più di qualche esempio, ma due in particolare furono le occasioni nelle quali dimostrarono la loro più profonda essenza: la gara tra plotoni durante il campo marciante e la cena post licenza di Ferragosto a 3 settimane dal termine del corso. Due vere e proprie pietre miliari !

Il meglio: la gara di plotone
Ricordo che durante il campo marciante ci trovavamo spesso la sera nel “canile” di qualche squadra del nostro plotone a cantare.. dopo ore ed ore di marcia, aver smontato e rimontato il campo, la 2a compagnia aveva ancora energie da spendere ed il morale alto. Eh si, il cielo era il nostro limite, come diceva il Capitano… chiedo scusa, ma faccio fatica a seguire il discorso in modo lineare, perchè i ricordi si accavallano, si intersecano, fanno a gara a passare gli uni davanti agli altri, e dopo tanti anni, si sono tramutati tutti, incredibilmente, in sensazioni piacevoli. La gara di plotone, si diceva: una sera il Capitano aveva decretato che, per dare un po' di “pepe” all'attività addestrativa, il giorno seguente si sarebbe svolta una gara di scollinamento tra plotoni. Il primo che arrivava avrebbe ricevuto un premio, ma la natura di tale ricompensa era sconosciuta. Forse, disse, una doccia calda. Mica male, visto che ci lavavamo nei torrenti di montagna, attività della quale ho qualche prova fotografica, anche imbarazzante (ed Enrico Echerle dovrebbe saperne qualcosa…). Ma il 2° era stimolato più dalla competizione in sè, che dalla promessa di una evanescente remunerazione. Ad onor del vero, tutti i plotoni, convinti di essere i migliori, erano pronti a dare il massimo. Quello che accadde dopo, però, è storia. Il 2° partì a razzo (celebre, durante una breve pausa concessa da Colombo per abbeverarsi ad una fontana, fu la frase di un ragazzino che esclamò:  “Guarda mamma, gli Alpini ! … si ma come puzzano però…”), prendendo di petto qualsiasi salita e ridistribuendo i carichi tra chi era meno prestante a chi poteva, grazie al suo metro e novanta (vedi la coppia Pierotti - Echerle), trasformarsi in qualcosa di più vicino al mulo che all’uomo. Il 4° (insieme al 5°), grazie al genio del comandante D’Ortenzio (caro vecchio Doroty, quanto ci hai fatti divertire in 5 mesi), per prendere un fraudolento vantaggio, si faceva portare dai mezzi… nella vallata sbagliata, costringendo i suoi ragazzi a scalare mezza Valle d’Aosta prima di arrivare al traguardo ! Il 1° ed il 3°, più il plotone dei Sergenti, ci danno dentro. Ma non c’è niente da fare. Il 2° arriva primo. Gioia e tripudio, quando si torna in caserma, un soddisfattissimo Cap. Ceragno annuncia il premio: licenza ! Inconcepibile. Peccato che al ritorno, il 2° trovò, per eventi tristi, che sarebbe troppo lungo e triste raccontare in questa occasione, un ambiente molto meno festoso.

Il peggio: la cena di plotone
Ebbene si, il 2° aveva capito che il durissimo corso AUC degli Alpini (a quei tempi, uno dei corsi militari più impegnativi d’Europa) andava preso con allegria. E l’allegria, in questi giovanotti, straripava. Così, insieme al buon Colombo, organizzarono una cena al rientro dalla licenza di Ferragosto, con sole 3 settimane da completare per conquistare la tanto agognata stella. Si cominciava a vedere la luce in fondo al tunnel. Ovviamente la serata (era sabato), dopo un emozionante antefatto (la macchina di Rivaletto rischiò di prendere fuoco, con conseguente fuggi fuggi generale), si svolse tra canti, mangiate e, soprattutto, bevute. Al rientro, anche Moreno Vender, emblema della serietà assoluta, si lasciò andare ad uno slalom lungo la strada degno del Tomba dei tempi migliori. Da qui in poi, però, ciò che accadde quella notte è avvolto nel mito, e separare il sogno dalla realtà mi è difficile. Posso solo dire che si racconta ancora di qualcuno che, indossando la maschera antigas per celare la propria identità, sia andato nottetempo a sbrandare gli ignari compagni degli altri plotoni, che riposavano tranquillamente in camerata. Si sa però per certo che gli schiamazzi si sentirono per mezza Aosta (sacrilegio per una scuola come la SMALP), con tanto di colonnelli che chiamavano l’ufficiale di servizio (un Rosignoli fresco di nomina) per coprirlo di improperi. Il tutto si concluse con la sortita, in piena notte, dell’ufficiale di picchetto, che “catturò” (è il caso di dirlo, visto che finirono in cella) Bardellini e Chemello, colti a gironzolare. Dal giorno seguente l’intera compagnia subì le ire degli ufficiali (Ricci su tutti, ma non ne dubitava nessuno), che culminò nell’ormai tristemente famosa ispezione degli armadietti, con salami sequestrati ma soprattutto vini pregiati, provenienti da mezza Italia e che gli AUC si erano portati da casa al rientro dalla licenza, scaricati nelle turche della compagnia. Ancora oggi provo un brivido al solo pensiero. Il corso fu comunque portato a termine da tutti, con un prevedibile crollo, però, nei punteggi dei ragazzi del 2°.

 

Al termine di questo mio breve racconto, mi resta un unico dubbio.. si sarà capito che io ero nel 2° plotone ?

Max Vertuani

 


 

Stemma 2° compagnia

Ex Allievi Ufficiali del 155° corso - Scuola Militare Alpina di Aosta
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